Visualizzazioni ultima settimana

giovedì 6 settembre 2012


 CARATTERISTICHE RIASSUNTIVE


La dislessia è una difficoltà nel modo in cui il cervello elabora le parole e le sequenze di numeri. la dislessia è difficile da definire attentamente perché colpisce i bambini in molti modi diversi. Tuttavia, il problema di base è una difficoltà di imparare a leggere e scrivere, nonostante l’insegnamento e le capacità intellettive.

Per i genitori è fondamentale sapere che la dislessia non è un disturbo che comporta un ritardo mentale o intellettivo e che non riguarda problemi psichici o ambientali. Anzi talvolta i bambini dislessici hanno un’ intelligenza più vivace della media.

Le principali manifestazioni consistono nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente ad alta voce: ciò può diventare evidente nella prima infanzia, con difficoltà specialmente nelle sequenze (per esempio elencando i giorni della settimana, i numeri) o con difficoltà di lettura.

A scuola, i bambini possono avere una mancanza di interesse nelle lettere e parole, hanno problemi con la lettura e l’ortografia, mettono le lettere e le cifre nel modo sbagliato, possono essere lenti nello scrivere e hanno scarsa concentrazione.

La diagnosi non è semplice e non può essere fatta in età prescolare, prima che i sintomi si manifestino: ancora nei primi 2 anni della scuola elementare non è possibile avere la diagnosi certa poiché è normale fare errori di lettura e di scrittura. Se un bambino fa più errori degli altri, per esempio sbaglia 20 volte le doppie invece di 5 o 6 nello scrivere un brano, il segnale si fa più evidente. Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l’inversione di lettere e di numeri (es. 21 – 12) o la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d, a/e). Si può intervenire con esercizi di metafonologia.

Solo a partire dalla fine della seconda elementare, inizio della terza, è possibile fare la diagnosi definitiva.

L’Aid (Associazione Italiana Dislessia) ha strutturato un protocollo diagnostico che garantisce una corretta diagnosi attraverso il lavoro di equipe specializzate.

mercoledì 5 settembre 2012

L'associazione



I soggetti con dislessia evolutiva in Italia sono, seguendo le stime, almeno 1.500.000. Gran parte di questi hanno avuto una carriera scolastica caratterizzata da insuccessi, con abbandoni precoci e con conseguenze sociali e professionali a volte pesanti.
Le storie che raccontano i ragazzi dislessici diventati adulti sottolineano la frustrazione derivante dalla mancata identificazione del problema. Da bambini si sono trovati a crescere con una difficoltà inattesa e inspiegabile e in genere sono stati colpevolizzati dagli adulti (insegnanti e genitori) che si lamentavano per lo scarso impegno e per gli scadenti risultati scolastici, a fronte di normali abilità sociali e cognitive.

L’Associazione Italiana Dislessia intende operare per combattere queste difficoltà, cooperando con le istituzioni e con i servizi che si occupano dello sviluppo e dell’educazione dei bambini.

Analizzo ora l'AID in Italia, in particolare nella mia regione, il Veneto.

Legge Regionale 4 marzo 2010:  interventi a favore delle persone con disturbi specifici dell'apprendimento e disposizioni in materia di servizio sanitario regionale.
Art.1
Finalità
1. La Regione del Veneto riconosce la dislessia, la disgrafia o disortografia e la discalculia, quali disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) che limitano l’utilizzo della capacità di lettura, di scrittura e di calcolo e ostacolano il pieno sviluppo delle potenzialità dell’individuo, arrivando spesso a compromettere l’equilibrio psicologico individuale e familiare della persona con DSA.
Art. 2
Interventi
1. La Regione promuove e sostiene interventi a favore delle persone con DSA volti a:
a) garantire le condizioni ottimali nelle quali le persone con DSA possano utilmente realizzare la loro persona nella scuola, nel lavoro e nella società;
b) promuovere la diagnosi precoce dei DSA nell’ambito di una stretta collaborazione tra strutture socio-sanitarie, pubbliche e private, famiglie e istituzioni scolastiche;
c) formare e sensibilizzare gli operatori socio-sanitari, gli insegnanti e i genitori in merito alle problematiche collegate ai DSA;
d) permettere una diagnosi tempestiva e corretta, anche quando si tratta di persone non più comprese nell’età evolutiva;
e) promuovere e favorire percorsi riabilitativi idonei per le persone con DSA;
f) favorire specifiche iniziative volte a facilitare l’apprendimento e il pieno sviluppo della persona con DSA.
Art. 3
Adeguamento del sistema socio-sanitario regionale
1. La Regione adotta ogni misura necessaria per adeguare il sistema socio-sanitario regionale alle problematiche dei DSA, dotando i servizi distrettuali per l’infanzia e adolescenza di personale qualificato.
2. La Giunta regionale, attraverso le aziende unità locali socio-sanitarie (ULSS) e in collaborazione con gli operatori scolastici, promuove iniziative dirette all’identificazione precoce delle persone con DSA e all’attivazione di percorsi individualizzati di recupero.
3. La diagnosi dei DSA è effettuata da neuropsichiatri infantili o psicologi, dipendenti dalle aziende ULSS, ospedaliere e ospedaliero-universitarie integrate, o da strutture private accreditate ai sensi della legge regionale 16 agosto 2002, n. 22 “Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali” e successive modificazioni.
4. Il trattamento riabilitativo è effettuato da psicologi, pedagogisti, educatori e logopedisti, formati sulle problematiche dei DSA.
5. Presso l’Azienda ospedaliero-universitaria integrata di Verona è individuato il centro di riferimento regionale per i DSA che ha il compito di realizzare sperimentazioni clinicoassistenziali, ricerche e studi pilota in tema di trattamento dei DSA.
Art. 4
Formazione nelle strutture socio-sanitarie, nella scuola e nelle famiglie
1. La Giunta regionale, nell’ambito della programmazione della formazione socio-sanitaria, promuove interventi per la formazione e l’aggiornamento degli operatori socio-sanitari preposti alla diagnosi e alla riabilitazione delle persone con DSA nonché dei familiari che assistono le persone con DSA.
2. La Giunta regionale, di concerto con l’Ufficio scolastico regionale, con le università del Veneto e con le aziende ULSS, promuove la formazione di personale docente e dirigente
 
 delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, pubbliche e private, quali le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, di primo e secondo grado, delle università degli studi del Veneto e del sistema di istruzione e formazione professionale regionale.
Art. 5
Attività lavorativa e sociale
1. La Regione assicura alle persone con DSA pari opportunità di sviluppo delle proprie capacità in ambito sociale e professionale.
2. Nei concorsi pubblici indetti dalla Regione e dagli enti strumentali regionali è garantita pari opportunità, nelle forme assicurate dai bandi di concorso, alle persone con DSA che dimostrino il loro stato con certificazione medica; in particolare, possono essere previsti l’utilizzo di strumenti compensativi e il prolungamento dei tempi stabiliti per l’espletamento delle prove, in relazione alle specifiche necessità delle persone con DSA.
Art. 6
Campagne di informazione e sensibilizzazione
1. La Giunta regionale, attraverso il centro regionale di cui all’articolo 3, programma campagne informative e di sensibilizzazione aventi per oggetto le problematiche afferenti ai DSA rivolte all’opinione pubblica, ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, con particolare attenzione alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, pubbliche e private, quali le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, di primo e secondo grado, alle università degli studi del Veneto e al sistema di istruzione e formazione professionale
regionale.

martedì 4 settembre 2012

Replica : troppe diagnosi di dislessia
"Da quando i dislessici hanno una legge che li tutela avevo deciso di non reagire più alle sciocchezze che ogni tanto vengono dette o scritte da tromboni che citano ricerche senza mai presentarle nelle sedi di confronto scientifico, o da insegnanti che si sentono privati della loro arma letale (la bocciatura) nell’educare i loro studenti. Discutere e ragionare con chi oppone chiacchiere e fanfaronate ai risultati di anni di ricerche è una perdita di tempo inutile perché queste persone in genere non vogliono ascoltare e non vogliono documentarsi. Ma la pagina che avete pubblicato sul vostro giornale sulla dislessia rappresenta una svolta nei panorama dei “negazionisti”: non dice infatti che la dislessia non esiste, ma dice che” la dislessia è troppo diffusa per essere vera”. Argomento ideologico e non scientifico molto pericoloso perché sarebbe come dire che un fenomeno viene accettato solo se è piccolo, invisibile, così non dà fastidio. Storicamente è sempre stato così con le minoranze e con i diversi. E in effetti è lo stesso argomento che si usa con gli extracomunitari: vanno bene e ci servono se sono pochi e non si vedono. Se diventano troppi, ci costringono a cambiare le nostre abitudini e questo ci disturba.
Se i dislessici diventano troppi allora la scuola è costretta a cambiare, magari a introdurre i computer per tutti o ad aggiornare la didattica, o a ripensare ai criteri di valutazione. Come si da dire dire che sono troppi? Quali dati si portano? Magari ne suggerisco qualcuno: l’ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna nel 2009 ha svolto una ricerca alla quale hanno partecipato il 51% delle scuole pubbliche e paritarie di ogni ordine e grado della regione. In totale i dislessici diagnosticati sono 4452, che corrisponde allo 1,47% della popolazione scolastica della stessa regione. Questi sono numeri certi e corrispondono un terzo circa di quelli citati come percentuale attesa. Dove sono tutte queste diagnosi? Forse dà fastidio e manda in confusione la domanda diffusa di tante famiglie che non riesce a ricevere risposte dai servizi impreparati ad affrontare il problema sia in termini numerici che clinici.
Il 3 % della popolazione scolastica italiana corrisponde a 240.000 bambini e studenti. Non sono né tanti né pochi, sono bambini e famiglie che combattono quotidianamente oltre che per vincere la difficoltà di apprendere e stare al passo con le richieste della scuola, anche contro l’ignoranza di chi parla di malattia, di medicalizzazione e di ospedalizzazione delle scuole. Di chi , come te, alimenta la confusione fra ADHD e dislessia, parla a vanvera di inutilità della rieducazione e di uso dei computer che oggi tutti i bambini usano dappertutto tranne che nella scuola. Anche in questo caso ci sono tonnellate di documenti prodotti dalla ricerca che dicono che la dislessia non è una malattia, ma l’espressione di una piccola differenza di alcune aree del cervello che non impedisce di imparare, ma lo rende molto più faticoso. E in questa società che vuole tutto e subito questa fatica e lentezza non viene tollerata. Ma forse questo è un concetto troppo elaborato per chi è abituato a distinguere i malati dai sani, i neri dai bianchi, gli intelligenti dagli stupidi. In ogni caso l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato le linee guida per la diagnosi della dislessia, che prevedono una precisa e (ahimè per i bambini) lunga batteria di prove metodologicamente rigorose, da cui sono assenti proprio i suoi questionari. Chi alimenta scetticismo e confusione alla fine contribuiscono a mettere pietre nel già pesante zaino che i dislessici si portano a scuola tutte le mattina"
Giacomo Stella

giovedì 30 agosto 2012

 ALTRI CONSIGLI TECNICI UTILI PER GLI INSEGNANTI

Per aiutare nel migliore dei modi un bambino dislessico, ci sono alcune regole che i docenti possono considerare e tenere presenti. Per quanto riguarda l'organizzazione di un testo è bene utilizzare delle frasi brevi, maggiormante delle coordinate piuttosto delle subordinate, fare attenzione inoltre all'utilizzo di troppi pronomi in quanto il bambino può bloccarsi di fronte al carico cognitivo. Il modo maggiormente consigliato è il modo indicativo, forma attiva senza l'utilizzo di doppie negazioni.Dobbiamo considerare inoltre, l'età del bambino, e le difficoltà individuali...in base a questo possiamo scegliere il lessico più appropriato. Altra considerazione è: evitare di usare testi troppo lunghi, e raggruppare invece le informazioni per blocchi tematici.
Per quanto riguarda la grafica è bene corredare le immagini, tabelle, schemi senza "affollare" le pagine ma sempre in modo chiaro e non esagerato. Se si consegna un testo scritto a computer è bene usare un font pulito, senza troppe lineette aggiuntive, indicati sono: il Times New Roman, il Comics, il Verdana, l'Arial, utilizzando un formato piuttosto grande (ad esempio corpo 12 o 14), non spezzare le parole per andare a capo, distanziare a sufficienza le righe (interlinea 1,5 ) e usare, se possibile, lo stampato maiuscolo perchè è più facilmente leggibile e stanca di meno la vista.
Per evidenziare le parole chiavi o i concetti più importanti, se è possibile, usare il grassetto o colori differenti...maa, come già sottolineato in precedenza, non eccedere con i colori perchè il testo deve essere chiaro e pulito.

martedì 28 agosto 2012

STRATEGIE DIDATTICHE PER AIUTARE GLI STUDENTI DISLESSICI


Gli studenti spendono larga parte del loro tempo scolastico interagendo con materiali. Sussistono differenti problemi con i materiali scolastici, alcuni di questi sono collegati alla difficoltà nella lettura. A tal proposito è consigliato l'utilizzo del registratore in quanto è considerato un eccellente aiuto per superare questo problema. Possono essere registrate racconti e lezioni, compiti da svolgere; lo studente poi può ascoltare tranquillamente il nastro per facilitare la comprensione dei concetti e dei compiti stessi.
Un' altra modalità è chiarire e semplificare le consegne scritte.Molte di esse sono scritte sottoforma di paragrafo e contengono differenti informazioni. L'insegnante a tal proposito può aiutare sottolineando le parti fondamentali della consegna o riscriverle per favorire la comprensione da parte dell'alunno.
Altra tecnica che può utilizzare l'insegnante è di presentare una piccola quantità di lavoro, cioè selezionare un numero minore di pagine in modo che lo studente non diventi ansioso alla vista della numerosa mole di pagine da leggere e/ o studiare.Ad esempio: l'insegnante può richiedere di completare solo gli esercizi con il numero pari o dispari, oppure può presentare delle frasi e l'alunno deve poi completarle.
Un' ulteriore moldalità è sottolineare le informazioni principali ed essenziali: se un alunno ha difficoltà nel riconoscere quali sono le nozioni principali leggendo un testo, l'insegnante può intervenire evidenziando con un pennarello o sottolineando le parole/ frasi principali in modo da rendere migliore la comprensione da parte del suo alunno.
Inoltre, alcuni materiali non prevedono abbastanza attività pratiche per far sì che gli studenti con difficoltà di apprendimento acquisiscano padronanda nelle abilità prefissate. Gli insegnanti devono essere loro stessi a completare i materiali con attività patiche.Gli esercizi pratici includono giochi educativi, attività di insegnamento tra pari, uso di materiali auto-correttivi, fogli di lavoro aggiuntivi.
E' importante, inoltre, fornire un glossario che spieghi il significato dei termini specifici e una guida per la lettura; quest' ultima offre allo studente una mappa di ciò che è scritto nel testo e comprende una serie di domande per aiutarlo a focalizzare i contenuti rilevanti durante il suo percorso di lettura.

venerdì 24 agosto 2012

COSA DEVONO FARE I GENITORI?

E' bene prendere coscienza del fatto che se un bambino è dislessico non è colpa dei genitori o della scuola nè tantomeno del bambino stesso. La dislessia è caratteristica come può essere il colore degli occhi. E' omportante che i genitori l'accettino e cerchino di cogliere gli aspetti positivi per affrontarla al meglio.Nel corso degli anni le conoscenze sempre più approfondite e l’esperienza di chi ci è già passato hanno reso possibile stilare una sorta di consigli utili di seguito elencati.I genitori devono informarsi sul problema velocemente, cercare una appropriata valutazione diagnostica, discutere del problema con gli insegnanti, aiutare il bambino nelle attività scolastiche, utilizzare strumenti anche alternativi alla pura lettura (cassette, cd, video, computer).E' importante leggergli spesso libri di narrativa e di vario genere così da aiutarlo ad arricchire il suo vocabolario ma anche a poter interagire con i suoi coetanei sugli stessi interessi comuni. Quando si legge è bene non considerare il proprio figlio come uno spettatore passivo, ma è bene renderlo partecipe ed interagire assieme a lui.
E’ bene sfruttare i diversi contesti che si creano durante la giornata per descrivere e raccontare ciò che circonda il bambino parlandogli di ciò che il bambino vedrà prima, durante o dopo l’esperienza (ad esempio una passeggiata al parco, andare a fare la spesa, preparare una torta ecc…) e per sfruttare l’attenzione e la curiosità verso cose nuove, spiegandogli ciò che vede con un linguaggio vario, semplice ma corretto, cercando di non semplificare le parole e scandendole bene e non in modo affrettato. E’ bene incoraggiare e rinforzare i tentativi del bambino nel dire le parole, è consigliato chiedere direttamente al bambino il suo stato d'animo, le sue sensazioni, è consigliato inoltre aiutarlo a capire le sfacettature della dislessia così da permettergli di prendere consapevolezza e aiutarlo ad acquisire sempre più autonomia. E' bne cercare di mettere in risalto la capacità e le qualità di vostro figlio, promuovere attività dove eccelle.

venerdì 17 agosto 2012


Ma lo sapevi che...GLI AMBIDESTRI SONO PIU’ A RISCHIO PER DISLESSIA E IPERATTIVITA’?
 
Studio scientifico condotto dagli psicologi dell’ Imperial College di Londra su quasi 8000 bambini presi in esame in due distinti momenti della loro crescita.
In una prima fase, i bambini oggetto della ricerca sono stati intervistati all’età di 7/8 anni, con il preciso obiettivo di trovare quanti tra essi fossero in grado di usare sia la mano destra che sinistra per le loro attività; una volta identificati i bambini ambidestri (87 per la precisione), si è aspettato di analizzarli insieme agli altri all’età di 15/16 anni. Al termine dell’esperimento, è emerso che proprio i bambini ambidestri mostrano maggiori probabilità di avere disturbi del linguaggio e un cattivo rendimento a scuola rispetto a destri e mancini, con l’aggravante del rischio di sviluppare il temibile disturbo da deficit d’attenzione e iperattività durante gli anni delle scuole superiori.
Alina Rodriguez, coordinatrice del gruppo di ricerca, ha commentato questo risultato cercando da una parte di evitare gli inutili allarmismi ma, dall’altra, invitando genitori, insegnanti ed educatori ad una maggiore attenzione ai segnali di disturbo che i bambini possono inviare in grande anticipo, per cercare di evitare loro sofferenze e disagi inutili.
Questo significa che il cervello dei bambini che scrivono con tutte e due le mani lavori in modo diverso da quello degli altri, resta però da comprendere quale sia questo modo e se a provocarlo sia una causa genetica o una condizione esterna che interviene nella fase di crescita e sviluppo del bambino.

martedì 7 agosto 2012



I PARAMETRI FONDAMENTALI per la diagnosi di dislessia

 
I 2 parametri fondamentali sono: velocità di lettura e accuratezza.
Rispettivamente con velocità di lettura si intende che si conteggiano le sillabe lette per un'unità di tempo(sillabe al seconodo); mentre con il termine accuratezza si vuole indicare che si conteggiano gli errori prodotti nella lettura di un testo.
La velocità di lettura viene calcolata nel seguente modo: si divide il numero di sillabe di cui è composto un brano per il numero complessivo di secondi; si confronta poi il punteggio ottenuto con le fasce di prestazioni riportate di seguito, esse sono 4:
Criterio Completamente Raggiunto (CCR)
Prestazione Sufficiente (PS)
Richiesta di Attenzione (RA)
Richieste di Intervento Immediato (RII)
Per definizione diagnostica, se la velocità di lettura di un soggetto si discosta dalla media di 2 deviazioni standard, allora il soggetto è certificabile come dislessico.

Prendendo l’esempio della terza elementare:
- un normolettore dovrebbe leggere intorno ai 2,99 sill/sec:
a) calcolo due deviazioni standard (1,1 x 2 = 2,2);
b) le sottraggo alla media: 2,99 – 2,2 = 0,79 sill/sec
0,79 sill/sec è il limite sotto il quale un soggetto di terza elementare rientrerebbe nella diagnosi di dislessia.

sabato 21 luglio 2012

I DISLESSICI SONO DIVERSI!

Anche se tutti hanno un disturbo legato alla lettura, non esiste un dislessico uguale ad un altro!
E' più frequente trovare quadri eterogenei: difficoltà di lettura e di calcolo, di scrittura e di attenzione… Per formulare una diagnosi, quindi, si indaga su vari livelli: sulle singole funzioni compromesse (o poco sviluppate) e sui sistemi che le sostengono (memorie e i diversi tipi di attenzione).
Il luogo comune secondo cui i bambini dislessici abbiano un Quoziente Intellettivo (QI) molto basso o un ritardo mentale è una falsità che si protrae ancora oggi, soprattutto negli ambienti poco informati.
Questo luogo comune nasce dal fatto che la lettura è diventata una pratica comune e quotidiana, quasi data per scontata, quindi chi ha difficoltà con essa viene spesso additato come "poco intelligente" o "stupido". Anche lo stesso soggetto è portato a crederlo, abbassando il proprio livello di autostima ed entrando in un circolo vizioso.
In ogni caso, la prova scientifica del fatto che i dislessici non hanno problemi di intelligenza è questa: per definizione diagnostica solo i soggetti con disturbo di lettura e privi di deficit sensoriali o di ritardo mentale vengono diagnosticati come dislessici.


Ecco alcuni esempi diversi semplificati:

  1. Disturbo di lettura + QI di poco inferiore alla norma (entro 1 deviazione standard) = dislessia 
  2. Disturbo di lettura + QI nella norma = dislessia
  3. Disturbo di lettura + QI superiore alla norma = dislessia 
  4. Disturbo di lettura + QI elevatissimo = dislessia
  5. Disturbo di lettura + QI molto basso = ritardo mentale


Nel caso 5 non viene emessa una diagnosi di dislessia e si cambia scenario. Quindi se si viene diagnosticati dislessici, o con DSA, non vi sono, per definizione, problemi d'intelligenza.
A questo punto, è evidente che la popolazione dei dislessici possieda un QI nella norma o superiore.


sabato 7 luglio 2012


La casa delle parole
 Cos'è?
Il CRED Ausilioteca, nell’ambito dei progetti P.I.A. “Informatica e disabilità” e D.I.DA. (Disabilità, Informatica e Difficoltà d’Apprendimento), ha realizzato un software didattico originale, in collaborazione con la cooperativa sociale di tipo B “Media informatica”, che ne ha curato la realizzazione informatica.
Il software “La casa delle parole” si rivolge prevalentemente a bambini dagli 8 agli 11 anni, con disturbi specifici di scrittura o che presentano difficoltà ortografiche e di decisione lessicale.
Il programma presenta, infatti, una serie di esercizi di analisi fonologica, discriminazione visivo-lessicale e completamento di frasi con la lettera mancante, con l’obiettivo di migliorare la competenza ortografica di tutti quei bambini che necessitino di un training per migliorare tale competenza, con particolare riferimento agli errori di scambio di grafemi, di errori nei raddoppiamenti o negli accenti oppure in caso di omissione o aggiunta di lettere.
Il bambino, quindi, svolge un percorso di apprendimento in un ambiente virtuale, che consiste nell’esplorare tutti i 9 piani di un palazzo, con tre stanze per piano, ad eccezione dell’ultimo con una sola stanza per il gioco/verifica finale. L’alunno può scegliere il piano in cui trovarsi, ma deve necessariamente seguire un processo sequenziale nello svolgimento degli esercizi presenti nel piano, allo scopo di compiere un training specifico per il miglioramento delle sue competenze ortografiche.
La particolarità del software “La casa delle parole” consiste inoltre nell’essere personalizzabile dall’insegnante o dall’adulto che propone l’utilizzo del programma, al fine di creare esercizi con parole o frasi mirate al recupero delle specifiche difficoltà del bambino. Il software, inoltre, consente di salvare la personalizzazione effettuata inserendo il nome dell’utente.
I bambini, quindi, potranno svolgere le diverse attività nella modalità standard o in quella “personalizzata” dall’insegnante, accedendo, una volta terminati correttamente tutti gli esercizi del palazzo, alla “suite” in cui è presente il gioco/verifica finale: “la ruota della fortuna”.

mercoledì 20 giugno 2012

COME SI AFFRONTA LA DISLESSIA

Quando un genitore o un insegnante sospetta di trovarsi di fronte ad un bambino dislessico deve intervenire immediatamente, è importante che venga fatta al più presto una valutazione diagnostica.
La diagnosi deve essere svolta da esperti specialisti, mediante l'utilizzo di specifici test. La diagnosi permette di capire qual è la situazione ed evitare gli errori più comuni come ad esempio colpevolizzare il bambino,attribuire la causa a problemi psicologici, errori che determinano in lui frustrazioni anche piuttosto gravi. Il professionista dovrebbe redigere un referto scritto indicando il motivo dell' invio, i test utilizzatie la diagnosi conclusiva.
Una volta che si ottiene la diagnosi si possono mettere in atto degli aiuti specifici, tecniche di riabilitazione, quindi semplici provvedimenti della modifica della didattica a favore dei ragazzi dislessici contenute nelle direttive Ministeriali, come ad esempio la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento dei compiti.
Dopo la diagnosi il percorso è differenziato a seconda dell'età del soggettodislessico, della specificità del disturbo e dal grado di gravità. Dopo aver ottenuto la diagnosi alcuni elementi importanti sono i seguenti:
  • stare a stretto contatto con la scuola;
  • la famiglia deve prendere coscienza del fatto che la strada per il recupero del dislessico è difficile in quanto il carico dei compiti del bambino aumenta maggiormante ciste le difficoltà;
  • indicare la possibilità di strumenti compensativi;
  • il professionista deve comunicare la diagnosi in modo pertinente e preciso e redigere un referto scritto;
  • è fondamentale l'ambiente, esso deve stimolare il bambino, aiutandolo nella costruzione di un' immagine positiva di sè;
  • se il bambino è nel primo ciclo della scuola primaria è consigliato una terapia logopedica o una terapia neuropsicologica
I ragazzi dislessici possono imparare anche se in maniera un pò diversa dagli altri.

mercoledì 23 maggio 2012

ESAMI DI STATO 2011-2012

 Modalita' organizzative e svolgimento
O.M. MIUR 11.05.2012, n. 41
Art. 17 Bis
Esame dei candidati in situazione di DSA

Riportiamo, per agevolare la consultazione, gli articoli dell' ORDINANZA MINISTERIALE N.41 dell'11-5-2012 che riguardano DSA, dislessia e disabilità.

1. La Commissione d'esame - sulla base di quanto previsto dall'articolo 10 del D.P.R. 22/6/2009, n.122 e dal relativo DM n.5669 12 luglio 2011 di attuazione della Legge 8 ottobre 2010, n. 170, recante Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico - nonché dalle Linee Guida allegate al citato DM n. 5669/2011, - considerati eventuali elementi forniti dal Consiglio di classe, terrà in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive, adeguatamente certificate, relative ai candidati affetti da disturbi specifici di apprendimento (DSA), in particolare, le modalità didattiche e le forme di valutazione individuate nell'ambito dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati. A tal fine il Consiglio di classe inserisce nel documento del 15 maggio di cui al DPR n.323/1998 il Piano Didattico Personalizzato o altra documentazione predisposta ai sensi dell'art.5 del DM n. 5669 del 12 luglio 2011. Sulla base di tale documentazione e di tutti gli elementi forniti dal Consiglio di classe, le Commissioni predispongono adeguate modalità di svolgimento delle prove scritte e orali. Nello svolgimento delle prove scritte, i candidati possono utilizzare gli strumenti compensativi previsti dal Piano Didattico Personalizzato o da altra documentazione redatta ai sensi dell'art.5 del D.M. 12 luglio 2011. Sarà possibile prevedere alcune particolari attenzioni finalizzate a rendere sereno per tali candidati lo svolgimento dell'esame sia al momento delle prove scritte, sia in fase di colloquio.
I candidati possono usufruire di dispositivi per l'ascolto dei testi della prova registrati in formati "mp3". Per la piena comprensione del testo delle prove scritte, la Commissione può prevedere, in conformità con quanto indicato dal capitolo 4.3.1 delle Linee guida citate, di individuare un proprio componente che possa leggere i testi delle prove scritte.

Per i candidati che utilizzano la sintesi vocale, la Commissione può provvedere alla trascrizione del testo su supporto informatico.

In particolare, si segnala l'opportunità di prevedere tempi più lunghi di quelli ordinari per lo svolgimento della prove scritte, di curare con particolare attenzione la predisposizione della terza prova scritta, con particolare riferimento all'accertamento delle competenze nella lingua straniera, di adottare criteri valutativi attenti soprattutto al contenuto piuttosto che alla forma.

Al candidato potrà essere consentita la utilizzazione di apparecchiature e strumenti informatici nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in corso d'anno o comunque siano ritenuti giovevoli nello svolgimento dell'esame, senza che venga pregiudicata la validità delle prove.

2. I candidati con diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), che, ai sensi dell'art.6, comma 6, del DM n.5669 del 12 luglio 2011, hanno seguito un percorso didattico differenziato, con esonero dall'insegnamento della/e lingua/e straniera/e, e che sono stati valutati dal consiglio di classe con l'attribuzione di voti e di un credito scolastico relativi unicamente allo svolgimento di tale piano possono sostenere prove differenziate, coerenti con il percorso svolto finalizzate solo al rilascio dell'attestazione di cui all'art. 13 del D.P.R. n. 323/1998. Per detti candidati, il riferimento all'effettuazione delle prove differenziate va indicato solo nella attestazione e non nei tabelloni affissi all'albo dell'istituto.

3. Per quanto riguarda i candidati con diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), che, ai sensi dell'art.6, comma 5, del DM n.5669 del 12 luglio 2011, hanno seguito un percorso didattico ordinario, con la sola dispensa dalle prove scritte ordinarie di lingua/e straniera/e, la Commissione, nel caso in cui la lingua straniera sia oggetto di seconda prova scritta, dovrà sottoporre i candidati medesimi a prova orale sostitutiva della prova scritta. La Commissione, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe, stabilisce modalità e contenuti della prova orale, che avrà luogo nel giorno destinato allo svolgimento della seconda prova scritta, al termine della stessa, o in un giorno successivo, purché compatibile con la pubblicazione del punteggio complessivo delle prove scritte e delle prove orali sostitutive delle prove scritte nelle forme e nei tempi previsti nell'art. 15, comma 8. Il punteggio, in quindicesimi, viene attribuito dall'intera commissione a maggioranza, compreso il presidente, secondo i criteri di conduzione e valutazione previamente stabiliti in apposita o apposite riunioni e con l'osservanza della procedura di cui all'art. 15, comma 7.
Qualora la lingua o le lingue straniere siano coinvolte nella terza prova scritta, gli accertamenti relativi alla lingua o alle lingue straniere sono effettuati dalla commissione per mezzo di prova orale sostitutiva nel giorno destinato allo svolgimento della terza prova scritta, al termine della stessa, o in un giorno successivo, purché compatibile con la pubblicazione del punteggio complessivo delle prove scritte e delle prove orali sostitutive delle prove scritte nelle forme e nei tempi previsti nell'art. 15, comma 8. I risultati della prova orale relativa alla lingua o alle lingue straniere coinvolte nella terza prova scritta sono utilizzati per la definizione del punteggio da attribuire alla terza prova scritta.

giovedì 10 maggio 2012

La principale caratteristica di questa categoria è le sue specificità, ovvero il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici. Tale disturbo è determinato da un'alterazione neurobiologica che caratterizza i DSA (disfunzione nel funzionamento di alcuni gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato).
La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico.
Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi il 3-4% della popolazione scolastica (fascia della Scuola Primaria e Ssecondaria di primo grado). La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La dislessa si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità); questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l'espressività con cui i DSA si manifestano, e che comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e,di solito,vivaci e creativi.

giovedì 26 aprile 2012

Come avviene la lettura strumentale?

Il mondo scientifico ha accettato il modello a due vie di Clotheart, esso chiarisce che le persone leggono stringhe di parole seguendo essenzialmente due persorsi: la via lessicale e quella fonologica
Analizziamo brevemente questi due termini:
- la VIA LESSICALE, detta diretta, avviene sulla base delle sole caratteristiche visive delle parole, senza curarsi dei suoni dei singoli fonemi o del suono dell'intera parola.
La parola viene dapprima osservata, identificata da lessico ortografico di entrata, ossia vengono osservati e identificati alcuni grafemi della parola( m-e-l-a/me-la). In seguito interviene il sistema semantico che recupera il significato della parola (m-e-l-a = frutto del melo). La parola, per essere letta, deve accedere al sistema lessicale cioè al magazzino di parole che abbiamo nella nostra mente. Solo dopo questo processo la struttura fonologica della parola viene trasformata in un codice fono- articolatorio che ne permette la lettura. 

- la VIA FONOLOGICA, come la via lessicale, analizza visivamente la parola che viene scomposta in singoli grafemi, sillabe o gruppi consonantici o vocalici, mediante l'utilizzazione delle regole di conversione grafema- fonema per cui ad ogni conponente viene attribuito il suono corrispondente.

Rappresentazione: modello a due vie (Coltheart, 1978; 1981).
Basandosi su questo modello esistono 2 tipi di dislessie:
Si parla di DISLESSIA FONOLOGICA in questi casi:
- incapacità di leggere le nuove parole;
- incapacità di leggere le non parole;
- buona capacità di lettura di parole;
- è dovuta ad una lesione alla via fonologica.

Si parla di DISLESSIA SUPERFICIALE in questi casi:
- buona capacità di lettura delle parole regolari e non parole;
- incapacità di leggere le parole irregolari (es ancòra e àncora);
- incapacità di leggere le parole omofone non omografe (es l'ago e lago);
- è dovuta ad una lesione della via semantico- lessicale.

Nelle sue prima formulazioni, il modello prevedeva che questa via non avesse accesso al lessico e che fosse utilizzata solo per la lettura a voce alta di non- parole (parole che non esistono) o parole nuove.Di conseguenza una parola letta silenziosamente mediante questa via non poteva essere compresa.

lunedì 5 marzo 2012

 

"Non sono un alieno ! Non sono diverso !
Sono un bambino. Sono ''DISLESSICO''
Non ''GIUDICARMI'', non ''CRITICARMI''
sono un bambino come tutti gli altri.
Non ''ABBANDONARMI'' non ''ISOLARMI''
voglio imparare come tutti gli altri.
Dammi una mano porgi il tuo cuore !
Combatti l'ignoranza te lo chiedo per favore.
Regalami una crescita. regalami un infanzia.
Combattiamo insieme questa ignoranza !"
Naomi Adobbato

venerdì 10 febbraio 2012

La dislessia è un Disturbo Specifico di Lettura...ma che cos'è la LETTURA?
Con il termine lettura si possono intendere, in realtà, almeno due cose: 
lettura strumentale, ovvero capacità di riconoscere e denominare velocemente e correttamente le parole di un testo;
- comprensione, ovvero capacità di rappresentarsi il contenuto di quello che si sta leggendo.
Quindi, da queste due definizioni si può comprendere che:
- si può leggere bene ma non capire cosa si sta leggendo;
- capire un testo anche se si legge molto stentamente.
Esiste una doppia dissociazione tra lettura e comprensione:
- vi sono persone con difficoltà nell'acquisizione dell'abilità di leggere e che leggono con difficoltà (dislessia o disturbo specifico della lettura), ma nonostante ciò riescono a comprendere sufficientemente;
- vi sono poi persone che hanno una buona decodifica ma che non comprendono ciò che leggono, sono chiamati "poor comprehenders" o "cattivi lettori". Nei casi più gravi si parla di disturbo specifico della comprensione.Per comprendere meglio definisco l'attività di decodifica. Essa comprende la conoscenza delle regole di conversione dei segni grafici in suoni e la ricostruzione delle stringhe di suoni in parole del lessico.Es. "pesce" non è un buon esempio perchè vi è il suono "sc"che non è trasparente, 2 lettere rappresentate da un unico suono.
Lo studente con disturbo di comprensione del testo presenta:
  1.  una prestazione al di sotto della norma in prove specifiche che valutano la comprensione del testo;
  2.  una valutazione dell'intelligenza al di sopra della fascia del ritardo mentale;
  3. nessuna situazione di svantaggio socio- culturale o di carenza di istruzione;
  4. nessun ritardo mentale o deficit di tipo sensoriale.
I cattivi lettori si caratterizzano per:
  1. avere un minor controllo sulla loro comprensione;
  2. avere minori conoscenze sulle strategie per raggiungere un determinato scopo;
  3. essere meno capaci di cogliere gli indizi offerti dal testo e di esprimere giudizi di difficoltà;
  4. sono meno consapevoli del fatto che lo scopo della lettura è comprendere.